mercoledì 3 dicembre 2014

Charles Baudelaire, L'albatros



Charles Baudelaire (Parigi 1821-1867) è stato un poeta, uno scrittore, un giornalista e traduttore francese. La sua opera e la sua biografia hanno influenzato molti autori successivi, in particolare i cosiddetti "poeti maledetti", RimbaudVerlaine e MallarméÈ ritenuto unanimemente  uno dei poeti più importanti del XIX secolo, precursore della letteratura decadente. Fu un esponente di primissimo piano del simbolismo. La sua opera maggiore, la raccolta di poesie I fiori del male (Les Fleurs du mal, Paris, 1857) è considerata uno dei classici della letteratura francese e mondiale.  Come si legge nella voce a lui dedicata dall'enciclopedia on line Wikipedia, «per Baudelaire il poeta è il sacerdote di un rito, il veggente che sa scorgere nel mondo naturale misteriose analogie,corrispondenze nascoste; ma è anche l'artista capace di usare la parola poetica e il verso sapientemente costruito, limpido e puro, per esprimere le sue intuizioni e i suoi sentimenti. Il poeta - scrive Baudelaire - è come l'albatro. L'albatro domina col suo volo gli spazi ampi: le sue grandi ali lo rendono regale nel cielo ma se gli capita di essere catturato dai marinai si muove goffo e impacciato sul ponte della nave e diventa oggetto di scherzi e di disprezzo; e sono proprio le grandi ali che lo impacciano nel muoversi a terra. Anche il poeta, trasgressivo e maledetto, è abituato alle grandi solitudini e alle grandi profondità delle tempeste interiori e in queste dimensioni domina sovrano; anche lui, come l'albatro, può sembrare goffo e impacciato nella realtà quotidiana, nella quale non si muove a suo agio. Il poeta insomma ha il dominio della realtà fantastica, ma nella realtà materiale è un incapace e riceve l'incomprensione e il disprezzo degli uomini, esattamente come accade all'albatro. Il poeta, secondo Baudelaire, è venuto sulla terra per interpretare la realtà alla luce del suo sogno, ribelle alle convenzioni, inabile alla vita pratica, destinato a gettare il discredito sulle comuni passioni, a sconvolgere i cuori, a testimoniare per mezzo dell'Arte d'un mondo magicamente e idealmente perfetto».

Si intitola appunto L’albatros la seconda poesia della celebre raccolta. Si trova nella prima  sezione della raccolta, intitolata Spleen et Idéal. Se ne propone qui la bella traduzione di Giovanni Raboni.

L'Albatro

Spesso, per divertirsi, i marinai
prendono degli albatri, grandi uccelli di mare
che seguono, compagni indolenti di viaggio,
le navi in volo sugli abissi amari.
L'hanno appena posato sulla tolda
e già il re dell'azzurro, goffo e vergognoso,
pietosamente accanto a sé strascina
come fossero remi le ali grandi e bianche.
Com'è fiacco e sinistro il viaggiatore alato!
E comico e brutto, lui prima cosi bello!
Chi gli mette una pipa sotto il becco,
chi, zoppicando, fa il verso allo storpio che volava!
Il Poeta è come lui, principe dei nembi
che sta con l'uragano e ride degli arcieri;
fra le grida di scherno esule in terra,
con le sue ali da gigante non riesce a camminare.